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Toscana Rosso IGT 2018 “I Sodi di S. Niccolò” – Castellare di Castellina (in cassa di legno)

Annata: 2018

Denominazione: Toscana IGT

Vitigni: Sangioveto (ovvero Sangiovese Grosso) 85%, Malvasia nera 15%

Alcol: 14% Formato: 0.75l

Temperatura di servizio: 16/18°C

Bernardi Rate: 92/100

Tipologia: Rosso Toscana

Peculiarità: Portabandiera di Castellare di Castellina, I Sodi di S. Niccolò  rappresenta la più alta espressione del Sangiovese del Chianti Classico. Situato sulle colline di un anfiteatro naturale ed esposto a sud-ovest, I Sodi di San Niccolò è un vigneto sperimentale piantato in collaborazione con l’Università di Milano e Firenze e l’Istituto di San Michele all’Adige per una ricerca costante sui cloni migliori delle uve. La parola “i sodi”, da cui il nome del vino, proviene dalla definizione dei contadini toscani data ai suoli duri e rigidi da lavorare. Vinificato in acciaio e lasciato maturare in barrique per un periodo che può arrivare fino a 30 mesi, nel bicchiere si svela con intensità e grazia, con armonia e infinita eleganza. Ottimo anche dopo moltissimi anni dalla vendemmia.

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NOTA DI DEGUSTAZIONE

Colore rosso rubino intenso e con una grande concentrazione olfattiva, grazie alla presenza di un frutto rosso maturo che riconduce a note di confettura, ma anche spezie, vaniglia e liquirizia. In bocca il vino è caratterizzato da una fitta ed elegante trama, sostenuta anche dall’importante acidità del Sangiovese, i tannini sono assolutamente dolci e il finale lungo e di grande persistenza.

ABBINAMENTO

Ottimo con salumi e carni sapide, con piatti succulenti e formaggi stagionati. Apprezzato molto in abbinamento a Pecorino toscano e Parmigiano.

CANTINA

Castellare di Castellina è nata dall’unione di quattro poderi (Castellare, Caselle, San Niccolò e Le Case) realizzata da Paolo Panerai con l’obiettivo di produrre vino della migliore qualità possibile. Erano gli anni 70 in cui era iniziato il cosiddetto Rinascimento del vino italiano. Un Rinascimento a cui Castellare ha avuto modo di dare il proprio contributo, tenendo insieme tradizione e innovazione. La tradizione nella cura delle vigne e dei terreni, distinti tra campi e sodi (laddove campi sono i terreni più facili da lavorare e sodi gli appezzamenti più duri ma migliori per la coltivazione della vite), nella scelta di produrre ancora un vino secondo il metodo del governo alla toscana, di rispettare il Chianti Classico usando solo vitigni autoctoni e di produrre un grande vino, riconosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi rossi al mondo, usando solo vitigni autoctoni toscani. L’innovazione è stata perseguita in primo luogo con la realizzazione del primo vigneto sperimentale del Chianti insieme all’Università di Milano, guidata dal Professor Attilio Scienza, e all’Università di Firenze per attuare la prima selezione scientifica dei cloni del Sangiovese (qui chiamato Sangioveto). E poi con l’introduzione dell’uso della barrique in seguito a studi attenti e ai consigli di Emile Peynaud, il più celebre enologo che si ricordi, oltre alla cura costante di ogni processo di cantina che continua ancora oggi in quel lavoro incessante e sempre nuovo che è il produrre vini di qualità. Una storia che dimostra come tradizione, anche nelle strutture, e innovazione possano far ottenere il meglio dalla terra e mostrare alle nuove generazioni quanto sia stata dura ma fondamentale per il paesaggio straordinario del Chianti il lavoro e la vita dei Mezzadri, cioè coloro che conducevano i poderi senza esserne né padroni né operai. Ai Mezzadri, alla loro opera, Castellare ha dedicato una scultura di Matteo Spender installata nel centro di Castellina. Le due foto del grande ritrattista Giuseppe Pino illustrano quel sacrificio ma anche quella gioia che produrre vino porta con sé.

Peso 1 kg
Vitigno

Malvasia Nera, Sangiovese, Sangiovese Grosso

Regione

Toscana

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